Moby Dick

METAMORFOSI

Animali umani, dèi e guerrieri.

Ispirato a LE METAMORFOSI di Ovidio

con  Antonio Panzuto
suoni e regia  Alessandro Tognon
scene e oggetti  Antonio Panzuto
collaborazione alle scene  Alberto Nonnato
collaborazione tecnica  Gianugo Fabris
fonica  Franz Fabiano
organizzazione  Fabio Ridolfi

 

 Scheda tecnica

…ma il fabbricatore del mondo separò dal cielo la terra, dalla terra le onde, e distinse ogni cosa, assegnandole una forma e confini precisi, tanto che le stelle, che a lungo erano rimaste sepolte, cominciarono a scintillare e palpitare

Le Metamorfosi di Ovidio sono una Cosmogonia, immagini sulla genesi del Mondo, un viaggio tra gli indistinti confini del mito dove i racconti sono incastonati assieme e si incrociano l’uno sull’altro, come in un circo, in cui gli acrobati si lanciano nel vuoto e si aggrappano ad altre storie, in una dimensione che pare dilatarsi all’infinito.
Perfetti nell’essere imperfetti questi racconti ricordano le tessere di un mosaico come un quadro barocco che non finisce mai di stupire e sorprendere.
Il circo è la scena dove tutto lo spettacolo avviene, ma del circo si utilizzano solo la struttura tecnica ed estetica, la pianta circolare, i dispositivi per legare e far scorrere le corde, per sospendere il trapezio, per sostenere i pali della tenda.
Oggi il circo sopravvive tra non poche difficoltà come un antico rituale a volte triste forse patetico, simulacro di se stesso e della propria poesia; ma il circo delle Metamorfosi dà alla vita l’ordine di un mondo alla rovescia, fantasioso e sfuggente, con un acuto senso della provvisorietà, della mutevolezza di ciò che appare ai sensi e che a un tratto si scompone per diventare altro da sé.

Niente più della marionetta può eseguire movimenti interdetti al corpo umano come le torsioni o i balzi inarrivabili e tutto ciò la libera verso la somiglianza divina e mitologica: la leggerezza della marionetta, l’evanescenza del suo apparire, l’inconsistenza del suo passo e la sua libertà le permette di sfidare le leggi della gravità.
Vorrei capire e provare lo stesso stupore di fronte al mondo e cercare quell’impulso “vago e indefinito” che ci aiuta a farla muovere.

La Poesia delle Metamorfosi mette radice sulla contiguità tra dèi ed esseri umani, tra figure del mito e forme dell’esistente.
Sulla scena azzurra del mare e del cielo le figure sono manovrate a vista, da me, “fabbricatore del mondo” , che dà origine a tutte le storie, appese alle carrucole e agli altri sistemi di ancoraggio, per lasciare ai personaggi la libertà di tornare a vivere nella ‘pista’ del teatro mitico del mondo.

Tutto procede a vista, si entra nella forme e nelle pieghe del lavoro e lo spettacolo si mostra soprattutto nella sua essenza primitiva di gioco, attraversando le storie della creazione della via Lattea, di Fetonte che ruba il carro al padre per scomparire nell’Oceano, del viaggio degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro, del misterioso incontro tra Orfeo ed Euridice, dell’’amore di Febo per la ninfa Dafne , di Dedalo e Icaro, del filo di Arianna e del Minotauro, del Centauro Chirone e della sua crudeltà.

Antonio Panzuto


FOTO DI SCENA