IN FONDO AL BUIO
Morire innocenti di mafia in Veneto. Storia di Matteo Toffanin.
Con Giancarlo Previati e Giulia Briata
Drammaturgia e regia Michele Angrisani
Scenografia Antonio Panzuto
Luci Paolo Pollo Rodighiero
Musiche Sergio Marchesini
Assistente alla scenografia Sofia Rampon
Foto di scena Serena Pea e Lamberto Gozzo
Spettacolo vincitore del premio produzione da parte del TSV,
tra i progetti presentati dalle compagnie padovane nell’ambito di AngolAzioni 2024
Lo spettacolo narra una vicenda avvenuta a Padova il 3 maggio 1992, quando due ragazzi poco più che ventenni, Matteo Toffanin e Cristina Marcadella, sono stati vittima di uno scambio di persona che è costato la vita di Matteo, a soli 23 anni. Matteo aveva chiesto in prestito allo zio, Luigi, la Mercedes bianca per trascorrere quella giornata al mare.
Trent’anni dopo quella terribile sera, Cristina e Luigi rivivono il dolore, ripercorrendo quanto accaduto.
La drammaturgia e la messa in scena, a partire da un lavoro di ricerca su documenti giudiziari e interviste orali, rappresentano i fatti accaduti, prima e dopo il buio.
Si può morire innocenti di mafia, in Veneto. In quel 1992. E la storia di Matteo, Cristina e Luigi parla a tutti noi. Perché tutti noi potevamo e possiamo essere come loro.
NOTE DI SCENOGRAFIA
Nella storia di Matteo Toffanin e Cristina Marcadella, colpisce l’idea di luce e ombra.
La casa, il simbolo della sicurezza e dell’identità, si frantuma nel tempo e si spezza esattamente come l’individuo, e ne riconosce il costante rischio di perdersi nel mondo, di dissolvere la propria identità.
Il frammento della scenografia è anche l’immagine di una solitudine in bilico, di una sospensione inquietante.
La fragilità dichiarata da questa opera non è quella del mondo ma del pensiero, una fragilità che abita la dimensione del dubbio, che pone continue domande, che si appella alla ragione nel suo procedere analitico.
Il muro tagliato, ricostruito in modo incompleto, è un pretesto per raccontare l’incertezza, e i costanti interrogativi che perseguitano i due protagonisti.
La scena, in questo caso intimamente legata al processo drammaturgico, non vuole descrivere nulla e non vuole fare da sfondo al racconto, ma aggiungersi al dolore di Cristina e Matteo.
Antonio Panzuto
Lo spettacolo è stato scelto come vincitore
con le seguenti motivazioni:- Per aver saputo recuperare una vicenda, quella dell’assassinio di Matteo Toffanin, che si è tragicamente consumata a Padova ma che è rimasta per troppo tempo sconosciuta in questo territorio, capovolgendo un tabù linguistico e culturale: il Veneto come terra di mafia.
- Per il coinvolgimento in fase di evoluzione del progetto di due artisti di rilevanza nazionale come l’attore Giancarlo Previati e lo scenografo Antonio Panzuto, arricchendo l’iniziale monologo di Giulia Briata sia dal punto di vista drammaturgico che sul piano dell’impianto scenico.