Accademia di Belle Arti di Lecce
ottobre 2024


NIENTE ALL’ORIZZONTE

SAMUEL BECKETT

ASPETTANDO GODOT e FINALE DI PARTITA

workshop di progettazione scenografica

"Niente all'orizzonte" Workshop 3

26 settembre 2024    incontro on line con gli studenti
Dal 1 al 4 ottobre 2024        workshop
Dal 7 al 11 ottobre 2024      workshop
Dal 16 al 18 ottobre 2024    workshop e presentazione pubblica


Samuel Beckett
ha rivoluzionato il teatro del Novecento.

Poeta, drammaturgo e scrittore, è uno degli intellettuali più influenti del XX secolo: ha lasciato un’eredità artistica che condiziona ancora oggi la scrittura teatrale e la drammaturgia contemporanea.

Beckett tratta dell’imperscrutabilità dell’io, dell’incomunicabilità, del confronto fra coscienze, della rassegnazione e dell’impotenza dell’uomo di fronte alla perdita di tutte le certezze, durante e dopo le tragedie del ‘900.

Come per i volti dipinti di Bacon, i suoi testi sprigionano parole che straziano la comunicazione, l’espressione e la forma.

ASPETTANDO GODOT e FINALE DI PARTITA sono opere che mettono a nudo la condizione umana dopo le catastrofi belliche, testi che indagano il paradigma dell’essere al mondo e dello scorrere inesorabile del tempo.

Con Beckett siamo costretti a guardare il malessere esistenziale che pervade anche l’epoca in cui stiamo vivendo.

“…L’immaginazione soccorre l’esperienza” Virginia Woolf

 

FINALE DI PARTITA

Finale di Partita del 1957 è considerato il maggior lavoro teatrale di S. Beckett.

I segni del disagio di intere generazioni sono raccontati in pagine in cui la coscienza umana non ha altro scampo che la rassegnazione all’impotenza.

Clov e Hamm sono chiusi in una stanza aspettando la fine inesorabile, entrambi menomati fisicamente.

Uno è costretto a muoversi di continuo, mentre l’altro, cieco, è inchiodato ad una poltrona.

In due bidoni della spazzatura sono rinchiusi i genitori di Hamm, Nagg e Nell.

 

HAMM     E l’orizzonte? Niente all’orizzonte?

CLOV       (abbassando il cannocchiale) Ma cosa vuoi che ci sia all’orizzonte?

HAMM     Le onde, come sono le onde?

CLOV       Le onde? (punta il cannocchiale) Piombo.

HAMM      E il sole?

CLOV     (guardando) Nulla.

HAMM     Eppure dovrebbe essere sulla via del tramonto. Cerca bene.

CLOV       (dopo aver cercato) Un accidenti.

HAMM     Ma allora è già notte?

CLOV       (sempre guardando) No.

HAMM     Allora com’è?

CLOV       È grigio. (Abbassando il cannocchiale) Grigio!  (Pausa. Ancora più forte) Grrrigio!

HAMM    Grigio hai detto?

CLOV       Nero chiaro, in tutto l’Universo.

 

ASPETTANDO GODOT

Con Aspettando Godot, del 1953, Samuel Beckett costruisce una riflessione sull’insensatezza della vita umana e sulla frustrazione data dal continuo e fallimentare tentativo di muoversi, cambiare sé stessi e quello che ci circonda.

Proprio a questo continuo impulso a fare un passo avanti senza spostarsi di una virgola, sembra fare riferimento il nome Godot, formato dall’unione delle parole inglesi go e dotva’ e (punto) fermo.

“…Sono personaggi, uomini postumi, che annaspano in un deserto incomprensibile per loro come per noi”, sottolinea Carlo Fruttero.

Vladimir ed Estragon sono seduti su una panchina e aspettano un certo “Signor Godot”, che ogni giorno manda un ragazzo a informarli che li raggiungerà il giorno successivo:

“Oggi non verrà, ma verrà domani”.

Nell’attesa che ogni giorno si rivela delusa, i due uomini si lamentano del freddo, della fame, della vita. Arrivano perfino a pensare di suicidarsi, ma alla fine non riescono a fare a meno di restare lì, ancorati alla panchina e l’uno all’altro, in attesa che Godot si faccia finalmente vedere.

Aspettando Godot rappresenta una pietra miliare della cultura del Novecento, soprattutto dal punto di vista formale perché disinnesca l’azione, la trama, il significato e il linguaggio, con le sue pause, i suoi silenzi, i suoi gesti e le sue inconclusioni.

"Niente all'orizzonte" Workshop 2



FINALITA’ E METODOLOGIA

 

Il workshop sarà guidato in maniera molto aperta e libera, provando e ricercando strade anche non necessariamente semplici e di facile conduzione, ma sicuramente legate alle diverse personalità, per arrivare ad un metodo creativo basato sulle capacità personali e specifiche e non sulla semplice fruizione di tecniche.

Si valorizzano in questo modo per i ragazzi non solo le tematiche e le scelte drammaturgiche ma si sviluppano anche materiali di ricerca, esempi e possibilità, sistemi di lavoro e di approfondimento.

Il workshop vuole far sperimentare agli studenti dell’Accademia, non solo l’evento artistico che nasce sul palcoscenico ma anche quello legato ad altre forme artistiche, per capire come viene strutturato un set cinematografico, un allestimento teatrale, una installazione di arti figurative, plastiche e performative in genere.

Verranno ripercorsi alcuni temi tradizionali, quali lo studio del bozzetto e del progetto scenografico, legando il lavoro all’analisi del testo ed alla sua scansione drammatica in scene o in atti o movimenti. 

A partire da segni, disegni, appunti, schizzi di lavoro, si aprono strade a problemi più complessi legati alla prospettiva, alla luce, all’illuministica, alla scenotecnica ed alla composizione.

Oltre al disegno a mano libera, elemento determinate e imprescindibile, si utilizzeranno attrezzature tecniche quali la macchina fotografica, la fotocopiatrice, proiezioni e video per predisporre delle piccole messe in scena, capaci di ricreare in scala ridotta quella che sarà poi la scena teatrale e comprenderne i segreti e le possibilità di applicazione in scala reale.

Proveremo a filmare, riprendere e montare con la telecamera i progetti in piccoli sets e teatrini di posa in miniatura appositamente costruiti e progettati, per impostare con gli studenti piccoli filmati. L’attività di sperimentazione, in questo senso, costituisce parte integrante della progettazione scenografica, per capire ed impostare le varie tecniche professionali di studio.

 

Le Notti Bianche 2